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Nimby Forum: crescono le opere contestate

355 i casi censiti nel 2014, il 62,5% riguarda il comparto energetico

355 opere contestate in Italia nel 2014 contro le 336 del 2013, una crescita del +5%. Nel 62,5% delle rilevazioni è il comparto energetico il macro settore più contestato. In particolare, significativo è l’incremento delle opposizioni che investono gli idrocarburi: sui 91 impianti che per la prima volta hanno fatto la propria comparsa nel monitoraggio Nimby, ben 22 afferiscono a questo settore. In linea con i dati 2013, rifiuti (25,9%) e infrastrutture (8,7%), che  si attestano al secondo e terzo posto. A fotografare questa situazione è l’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum, che ha presentato il 17 novembre la sua Decima edizione a Roma: rappresenta l’unico database nazionale che dal 2004 monitora in maniera puntuale la situazione delle contestazioni contro opere di pubblica utilità e insediamenti industriali in costruzione o ancora in progetto. Il convegno di presentazione dei dati 2015, nella Sala della Regina della Camera dei Deputati di Piazza Montecitorio, ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Roberto Arditti (Direttore Affari Istituzionali Expo 2015), On. Ernesto Carbone (Pd), Stefano Cetti (MM Spa), Paolo Esposito (CBA), Luciano Floridi (Oxford University), On. Vinicio Peluffo (Pd), Mario Virano (Telt), Giuseppe Zollino (Sogin) e il giornalista Gianni Riotta.
L’edizione 2015 introduce un ulteriore e nuovo elemento di analisi, approfondendo le dinamiche di comunicazione Social dei movimenti No Tav e No Triv con dati aggiornati a ottobre 2015. Il suffisso 2.0 è entrato in misura dirompente nel lessico di politica, economia, informazione. Anche il fenomeno Nimby è diventato 2.0, non solo perché, sempre più, viaggia in rete ma anche perché ha ampliato il proprio raggio di influenza: non solo No Tav, ma anche No Expo, No Vaccini, No immigrazione, etc.
Nel 2014 la sindrome Nimby si diffonde prevalentemente attraverso comitati e movimenti di iniziativa popolare. Promotori della protesta nel 32,5% dei casi, questi soggetti trovano spesso il sostegno dei rappresentanti della politica nazionale (24,8%) e degli enti pubblici (21,1%). Per quanto riguarda la dislocazione geografica, l’Italia continua presentarsi come un paese diviso tra Nord e Sud. Le sole regioni Lombardia e Veneto ospitano ben il 29% delle contestazioni, contro il 21,6% delle Regioni del Sud.
L’impatto sull’ambiente si colloca al primo posto tra le ragioni di protesta (38,97% sul totale), evidenziando un significativo +89% rispetto al 2013. Meno sentite, rispetto agli anni passati, le preoccupazioni per la salute e la qualità della vita, che calano rispettivamente al 13,6% e all’11,7% (-8% e -44% sul 2013).
Le iniziative di comunicazione rimangono prerogativa degli oppositori (83,4%), i quali ricorrono in misura crescente a siti internet e social network (+6%). Diminuiscono gli incontri pubblici e le manifestazioni o sit-in (rispettivamente 21,8% e 17% sul totale).

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