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CS_Farfalla - Chiomonte
CS_Farfalla - Chiomonte

Al cantiere di Chiomonte un presidio di ricerca sulle specie protette

Il cantiere della Torino-Lione a Chiomonte diventa luogo di ricerca sulle specie protette. A fare da apripista del Progetto Biodiversità, che TELT ha avviato con l’Università di Torino, è la farfalla Zerynthia polyxena, specie protetta rinvenuta in un’area interessata dall’ampliamento del cantiere.

Prima ancora dell’approvazione del progetto di Variante, che prevede di iniziare da Chiomonte lo scavo del tunnel di base del Moncenisio, e su richiesta della Regione Piemonte in Conferenza di Servizi, TELT ha attivato un tavolo tecnico con ARPA Piemonte e svolto delle attività di monitoraggio sulla farfalla. Il monitoraggio ante operam del 2012 e le verifiche effettuate dai tecnici ARPA dopo una prima segnalazione nel 2017 non hanno dato riscontro della presenza del lepidottero, rinvenuto invece in primavera 2018. Nella stessa primavera, l’Università, in collaborazione con TELT, ha iniziato le ricerche sulla specie che proseguiranno nella primavera 2019. L’iniziativa è stata attivata nell’ambito della convenzione stipulata con l’Ateneo per la salvaguardia della farfalla nell’area limitrofa al cantiere de La Maddalena.

La ricerca dell’Università è stata avviata per censire la specie, valutarne la sua consistenza numerica e la sua distribuzione nell’ottica di salvaguardarla in vista dell’ampliamento del sito per i lavori del tunnel del Moncenisio.

Zerynthia polyxena

Zerynthia polyxena è un lepidottero protetto dalla Direttiva Habitat dell’UE. Si tratta di una specie monofaga, i cui bruchi si nutrono esclusivamente di una pianta spontanea denominata Aristolochia pallida. La pianta nutrice – spiega la prof.ssa Bonelli – è un’erbacea spontanea tipica dei margini boschivi aperti e soleggiati (detti in ecologia “ecotoni”), che si trova più facilmente in ambienti collinari di bassa altitudine. In quest’area, ora interessata dal cantiere della Torino-Lione, in passato le attività antropiche (in prevalenza di carattere agro-pastorale) hanno permesso che si conservassero le caratteristiche ideali per la crescita di Aristolochia. Se la zona fosse stata lasciata completamente a bosco, paradossalmente avremmo perso la pianta e quindi la farfalla.

L’equipe coinvolta

A dirigere i lavori di monitoraggio è la prof.ssa Simona Bonelli, docente di Zoologia e Conservazione degli Invertebrati presso il Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi (DBIOS) dell’Università degli Studi di Torino, rappresentante italiana della Butterfly Conservation Europe e referente nazionale del Red Data Book of Butterflies Europeo e di quello della regione Mediterranea. La docente coordina il Laboratorio di Zoologia che ha redatto la stesura della prima Lista Rossa delle farfalle Italiane, dedicata ai lepidotteri a rischio estinzione.

Nella primavera 2019, il prof. Michele Lonati del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) lavorerà in stretta sinergia con il Laboratorio di Zoologia per garantire la tutela della pianta nutrice Aristolochia pallida. I ricercatori insieme valuteranno il ruolo di Aristolochia clematitis, come potenziale pianta nutrice della farfalla.

Zerynthia polyxena viene ad assumere nell’ambito del cantiere La Maddalena il ruolo di ‘specie ombrello’, termine che in ecologia si utilizza per designare una specie simbolo la cui conservazione attiva determina la protezione e conservazione (per miglioramento ambientale e gestione dell’habitat) di altre specie. In tal senso gli ambienti ecotonali ospitano contemporaneamente molte specie interessanti, sia vegetali, sia animali, e rappresentano l’ambiente di caccia di molti chirotteri. L’equipe di ricerca dell’Università si avvale pertanto delle competenze scientifiche del prof. Sandro Bertolino (DBIOS), che investigherà attivamente la presenza di pipistrelli nelle aree limitrofe al cantiere.

Risultati del monitoraggio 2018

Il monitoraggio si è svolto secondo il “metodo cattura-marcatura-ricattura”, standardizzato e applicato in tutta Europa nonché indicato dalle Linee Guida ministeriali per il monitoraggio della specie scritte per i lepidotteri dalla prof.ssa Bonelli. Muniti di retino entomologico, i ricercatori hanno catturato e marcato gli esemplari. Servendosi di un apposito software hanno dato una prima stima della consistenza numerica della popolazione presente sul sito, soffermandosi sulla densità delle piante e dei bruchi.

I risultati delle analisi preliminari hanno confermato la presenza della farfalla in una zona che fa parte del futuro ampliamento del cantiere, una popolazione importante dal punto di vista numerico il cui ambiente non può essere alterato né ridotto. La scoperta del lepidottero in vari siti nel raggio di 5 km ha però reso necessario un ulteriore approfondimento, da svolgersi nella primavera 2019, per capire quali siano i legami tra le diverse aree o “oasi”.

Cosa succede a Chiomonte

In vista dell’ampliamento del cantiere per i lavori del tunnel del Moncenisio, la società TELT condurrà una riprofilatura del perimetro e alcuni interventi di mitigazione per garantire la sopravvivenza della farfalla Zerynthia polyxena. Le misure, prescritte dal CIPE in fase di approvazione della delibera di Variante di cantierizzazione, sono state concordate con la Regione Piemonte e con ARPA. Per valutare quindi quali azioni di mitigazione e come attuarle per garantire la sopravvivenza della farfalla nell’area, l’Università sarà presente sul territorio per effettuare uno studio approfondito sulla popolazione del lepidottero, la sua numerosità e la sua estensione spaziale.

Quindi nella primavera 2019, l’Università continuerà la sua ricerca sulla specie nelle diverse aree, o “oasi”, in cui il lepidottero è stato rinvenuto, e valuterà se queste aree possono essere interconnesse. Considererà quindi come possibile intervento per la salvaguardia della farfalla l’eventuale creazione di corridoi ecologici per mettere in contatto le diverse “oasi”.

Ad aggiungersi a questo, la presenza della pianta nutrice del lepidottero in aree ad elevata altitudine registrata dall’Università nella primavera 2018, è interessante perché può diventare cruciale in futuro quando, se il cambiamento climatico non verrà fermato, le temperature saranno più alte. Infatti in tali condizioni, la specie potrà trovare rifugio ad altitudini maggiori, più fresche e provviste della pianta nutrice. Ecco perché la Val Clarea è per i ricercatori un’area di studio particolarmente interessante.

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